Un grande albero misterioso e ‘magico’ compare nei titoli di testa. Mià è una bambina di dieci anni orfana di madre. Pedro, suo padre, lavora in un enorme cantiere in mezzo alla foresta. Una notte la bambina ‘sente’ che suo padre è in pericolo (è rimasto sepolto da una frana in una galleria mentre cercava di individuare l’origine di strani umori). Decide di partire da sola per un lungo e non facile viaggio alla sua ricerca. A proteggerla, lei pensa, basteranno i suoi portafortuna: un dado, una piuma, un guscio di lumaca. Il cantiere in cui lavora Pedro è situato al centro della foresta amazzonica, un paradiso naturale che Jekhide, imprenditore edile senza scrupoli, vorrebbe trasformare in un lussuoso complesso alberghiero. A difendere la foresta vi sono però i Migù, buffi personaggi dotati di poteri magici e incaricati di custodire un maestoso albero piantato alla rovescia, cuore dell'intero pianeta. Accompagnata da Aldrin, il figlio di Jekhide, Mia parte alla ricerca del padre, esplorando la bellezza di una natura e di una cultura ancora incontaminate. Il finale della storia - ovviamente lieto, com'è d'obbligo per ogni fiaba che si rispetti - infonde nello spettatore un po' di speranza, non dimenticando però di ricordare quanto sia rischioso rimanere ancora per molto con le mani in mano. L'invito allo spettatore - piccolo o adulto che sia - è a darsi da fare concretamente perché del resto, come ripete il ritornello: "Un piccolo Migù sta proprio dentro di noi". Oscar Europeo 2009 per il miglior film di animazione. |